Ciao a tutti, e ben ritrovati!
Dopo aver meditato il volto di Gesù Messia, e il volto di Gesù straniero, in questa terza settimana del tempo di avvento e del nostro calendario ci soffermiamo a considerare il volto di Gesù Maestro, Rabbì.
È il nome con cui probabilmente veniva chiamato Gesù, comunemente.
Lo chiamavano così i suoi "colleghi", gli antagonisti, i farisei.
Chiamavano così durante le grandi dispute intorno alla legge, intorno alla Sacra Scrittura.
Lo chiamavano così certamente i suoi discepoli, quelli che lui aveva chiamato a seguirlo.
Lo chiameranno così fino all'ultimo, perfino Giuda, nel Getzemani, prima di baciarlo, lo chiamerà così: «Salve, Rabbì».
Lo chiamavano così i suoi amici, e lo chiamerà così Maria di Magdala la mattina di Pasqua, nel giardino del sepolcro, quando, voltatasi, si accorgerà di avere proprio lì, di fianco a lei, il Risorto, Rabbunì.
Gesù Maestro non percorre la via dell'erudizione, non segue la facile via dell'adescamento, della seduzione, come molti "guru" dei tempi odierni. Gesù Maestro vuole rendere partecipi i suoi discepoli di quello che lui sa, di quello che lui ha sperimentato e ha provato. L'insegnamento di Gesù Maestro passa più dalla sua carne che dalla sua bocca e dalle sue parole. Non è un caso che l'unica volta in cui Gesù dirà ai discepoli: «Fate bene a chiamarmi maestro», sarà pochi istanti dopo aver lavato loro i piedi durante l'ultima cena.
Bene, allora meditiamo su questo volto di Gesù Maestro attraverso i contributi che, giorno dopo giorno, incontrerete nelle caselle di questa terza settimana e mi sembra davvero che questo percorso che viviamo insieme sia un bellissimo strumento di condivisione e di comunione.
Allora, buon cammino di avvento in questa terza settimana e arriverderci a prestissimo.